Avey Denis e Broomby Rob
AUSCHWITZ. ERO IL NUMERO 220543
Edizione il giornale
€ 8.50
Pagine 316
Trama
Ero il numero 220543, opera di Avey Denis e Broomby Rob edita da
Newton Compton. Nel 1944 Denis Avey, un soldato britannico che stava
combattendo nel Nord Africa, viene catturato dai tedeschi e spedito in un campo
di lavoro per prigionieri. Durante il giorno si trova a lavorare insieme ai
detenuti del campo vicino chiamato Auschwitz. Inorridito dai racconti che
ascolta, Denis è determinato a scoprire qualcosa in più. Così trova il modo di
fare uno scambio di persone: consegna la sua uniforme inglese a un prigioniero
di Auschwitz e si fa passare per lui. Uno scambio che significa nuova vita per
il prigioniero mentre per Denis segna l'ingresso nell'orrore, ma gli concede
anche la possibilità di raccogliere testimonianze su ciò che accade nel lager.
Quando milioni di persone avrebbero dato qualsiasi cosa per uscirne, lui,
coraggiosamente, vi fece ingresso, per testimoniare un giorno la verità. La
storia è stata resa pubblica per la prima volta da un giornalista della BBC,
Rob Broomby, nel novembre 2009. Grazie a lui Denis ha potuto incontrare la
sorella del giovane ebreo che salvò dal campo. Nel marzo del 2010, con una
cerimonia presso la residenza del Primo ministro del Regno Unito, è stato
insignito della medaglia come "eroe dell'Olocausto".
Lo stile è quello semplice di una persona "normale" che
racconta la propria vita. Una storia agghiacciante in ogni parola, in ogni
rigo, in ogni capitolo. Una storia bellissima e coinvolgente da lasciarti senza
fiato. Un anziano come tanti altri che trova il coraggio di scrivere,
raccontare le abominevoli esperienze, di portare la sua testimonianza al mondo
intero.
Essendo soldato inglese, una volta deportato nel lager tedesco non era
sottoposto alle stesse terribili e indicibili crudeltà subite dai suoi compagni
di prigionia ebrei; per poter testimoniare di persona i loro supplizi un giorno
decise di scambiare la propria uniforme con la tristemente nota casacca a righe
e provare sulla propria pelle cosa significasse un giorno oltre i cancelli con
la scritta "Arbeit macht frei" (Il lavoro rende liberi), che
delimitava la zona del campo dove i prigionieri ebrei.
Ma al di là di questo episodio, che può anche essere visto come
incosciente e sprovveduto, stando alla sua testimonianza Avey ha cercato di
aiutare diverse persone all'interno del campo e allo stesso tempo ha narrato
alcune delle ignobili e raccapriccianti atrocità ad opera delle SS. Una storia
agghiacciante, certe immagini sono davvero dure e crude; a un certo punto si
spera di leggere una storia inventata, ma quando ci si rende conto della sua
veridicità, si rimane scandalizzati… davanti all'orrore, alle atrocità e alle
vessazioni fisiche e psicologiche subite dai soldati sui campi di battaglia e
dagli schiavi nei lager, non si può fare altro se non scuotere la testa e
pensare alla stupidità e alla malvagità di cui è capace l’essere umano.
Una testimonianza da leggere come se stessimo ascoltando le memorie
direttamente dalla voce del nostro adorato nonno. Consiglio la lettura per non
dimenticare l'assurdità e la terribile disumanità che la persecuzione degli
ebrei ha rappresentato. Non credevo possibile, in uomo, tanto coraggio! E' per
questo che le righe di questa testimonianza mi hanno fatto commuovere!
“Mai cedere alla rassegnazione. Devi combattere per ciò in cui credi,
senza subire passivamente e senza aspettarti che altri lottino al posto tuo.
Devi puntare con decisione verso il tuo obiettivo, prendere posizione e
combattere con tutte le tue forze”.
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