Ho sognato la cioccolata per anni
Edizione Piemme
pagine 180
Trama
Sedici anni sono troppo pochi per conoscere gli orrori di un campo di sterminio, per sopportare il freddo e la fame, per ascoltare le atroci battute dei soldati, per vedere morire le persone accanto a te come bestie in un macello, per essere spinti sino sulla porta di un forno crematorio. Sembrerebbe impossibile trovare la forza di sopravvivere, di tirare avanti, di continuare a lavorare, a sperare, ad amare. Ma Trudi Birger ce l'ha fatta. Questa è una storia vera. La storia di una ragazzina che, dai tè danzanti di Francoforte, si trova rinchiusa nel ghetto di Kosvo, prima di finire nell'infamante campo di Stutthof. La storia di una figlia che rifiuta di salvarsi per non abbandonare la madre, perché sa che solo da quel legame intenso e profondo potrà attingere la forza per continuare a sperare.
Ho letto questo libro qualche anno fa, e, mettendo a posto la libreria l'ho rivisto e ho deciso di recensirlo.
Questa è la verità: noi non comprenderemo mai, ma mi auguro che non smetteremo nemmeno mai di leggere storie del genere. Conoscere, è la più alta forma di rispetto per chi questo l’ha invece dovuto vivere. Non penso che si potranno avere delle risposte dei veri motivi per cui è stata messa in atto la shoa, è una cosa che fa male al cuore, ogni tanto penso la natura a volte è crudele, molti animali per non far morire entrambi i cuccioli ne devono far morire uno, ma per la loro sopravvivenza, ma per quanto riguarda la shoa, è l'uomo che ha deciso tutto questo, e per quale motivo? l'uomo con la sua intelligenza ha creato una crudeltà immensa che non si può spiegare. Liliana Segre ha una sola risposta al motivo perché, solo perché avevano la colpa di essere nati.
E' la storia di Trudi, una bambina che vive la sua infanzia agiata con gioia e serenità, ma l'occupazione nazista le porta via tutto, tranne la cosa più importante l'amore per la famiglia, e soprattutto per sua madre. Trudi viene portata a vivere nel ghetto di Kosvo con la famiglia, non lega con nessun bambino vive, come è solita fare ,in modo molto indipendente. E' veramente forte la descrizione della fame patita, ricordo che mi sono trovata a pesare la razione di pane per rendermi conto di quello che avevano da mangiare, nonostante io legga molti libri sull'olocausto non l'avevo mai fatto.
Dopo la chiusura del ghetto madre e figlia vengono trasferite in un campo di concentramento, lì Trudi si ferisce a una gamba, sembra inesorabile la fine per lei, ma la vita ha in serbo per questa bambina qualcosa di buono, viene salvata davanti alla porta della camera a gas.
Una testimonianza agghiacciante su una pagina nerissima della nostra storia, ma anche una testimonianza di speranza che ci insegna che senza le nostre radici e i nostri affetti non saremmo niente.
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