"La bambina e il nazista"
pagine 305, edizione Mondadori
Trama
Un romanzo sulla memoria e sugli orrori dell'olocausto, in una storia triste ma coraggiosa, in cui il desiderio della vita prevale sulla mostruosità dello sterminio.
Germania, 1943. Hans Heigel, ufficiale di complemento delle SS nella piccola cittadina di Osnabrück, non comprende né condivide l'aggressività con cui il suo Paese si è rialzato dalla Prima guerra mondiale; eppure, il timore di ritorsioni sulla propria famiglia e la vita nel piccolo centro, lontana dagli orrori del fronte e dei campi di concentramento, l'hanno convinto a tenere per sé i suoi pensieri, sospingendolo verso una silenziosa convivenza anche con le politiche più aberranti del Reich. Più importante è occuparsi della moglie Ingrid e, soprattutto, dell'amatissima figlia Hanne.
Fino a che punto un essere umano può, però, mettere da parte i propri valori per un grigio quieto vivere?
Hans lo scopre quando la più terribile delle tragedie che possono capitare a un padre si abbatte su di lui, e contemporaneamente scopre di essere stato destinato al campo di sterminio di Sobibór.
Chiudere gli occhi di fronte ai peccati terribili di cui la Germania si sta macchiando diventa d'un tratto impossibile... soprattutto quando tra i prigionieri destinati alle camere a gas incontra Leah, una bambina ebrea che somiglia come una goccia d'acqua a sua figlia Hanne.
Fino a che punto un essere umano può spingersi pur di proteggere chi gli sta a cuore? Giorno dopo giorno, Hans si ritrova a escogitare sempre nuovi stratagemmi pur di strappare una prigioniera a un destino già segnato, ingannando i suoi commilitoni, prendendo decisioni terribili, destinate a perseguitarlo per sempre, rischiando la sua stessa vita... Tutto, pur di non perdere un'altra volta ciò che di più caro ha al mondo.
Ispirandosi a fatti drammatici quanto reali, Franco Forte e Scilla Bonfiglioli ci trasportano nelle tenebre profondissime di una pagina di Storia che non si può e non si deve dimenticare soprattutto oggi mostrando però che persino nella notte più nera possono accendersi luci di speranza, a patto di vincere le nostre ipocrisie e lasciarci guidare dall'unica che ci accomuna tutti: la nostra umanità.
Due belle storie in un libro. La prima, quella più immediata, quella narrata coi toni incalzanti dell’avventura, ci racconta la storia di un padre che ha perso la figlia e decide di salvare una bimba ebrea dall’Olocausto. Il secondo, quello che ci riporta nell’orrore assoluto dei campi di concentramento, mette in scena il conflitto drammatico tra le scelte individuali e le imposizioni delle politiche collettive nazional-socialiste. Due libri che si danno battaglia in un unico uomo, Hans Heigel: padre e nazista. Uomo qualsiasi e ingranaggio di una macchina ideologica il cui unico scopo è l’esecuzione dei propri compiti. Un mondo in cui gli esseri umani, tutti gli esseri umani, sono solo oggetti.
Questo libro racconta in modo freddo e spietato uno dei periodi più bui della Storia, senza risparmiarsi crudeltà ed efferatezze, ma insegnando anche che la luce può risplendere nelle tenebre. In cui la parte buia è Hans e la piccola luce in fondo al tunne è la piccola Leah.
Quando un libro riesce a svegliarti emozioni che ti fanno vibrare, a lasciare che il telefono squilli senza preoccuparti di dover rispondere, a farti ripetere in continuazione “Ancora una pagina, dai, e poi a nanna” nonostante sia mezzanotte passata, allora direi che ha già fatto centro.
Il lettore viene catapultato in un orrore quasi palpabile ma sempre con una flebile luce di speranza, un romanzo su base storica che ha molte delle caratteristiche di un giallo. Una volta iniziato non si vorrebbe più smettere di leggerlo.
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